La pittrice Emanuela Giacco nasce a L’Aquila il 9 dicembre 1983, vive tra Roma e Salerno, si caratterizza per il suo temperamento eclettico, contraddistinto per la sua viscerale passione per la pittura, ed al contempo per la sua mente razionale; legata alla tela sin da bambina, trova nell’arte il solo ed unico modo per incontrare se stessa, inizierà a dipingere facendosi ispirare dai suoi animali domestici prima ed incuriosire poi dagli atlanti di anatomia del padre medico; crescendo seguirà una formazione di tipo scientifico, che la porterà a laurearsi con lode alla facoltà di Ingegneria, il tutto senza mai abbandonare questa sua forte tensione per l’arte.
Pittrice di notte ed ingegnere di giorno, per diversi anni.
La continua lotta tra sogno e logica la indurrà a condurre una vita energica, segnata da una costante metamorfosi, rafforzata dall’incontro con il presidente della Fondazione Giorgio ed Isa De Chirico, Prof. Paolo Picozza, con il quale organizzerà la sua prima mostra personale presso la Fondazione, incentrata sul tema delle “Verità Nascoste”.
Deciderà di lì in poi di dedicarsi completamente alla sua vocazione più profonda: l’arte e la pittura.
Le sue opere prendono vita in uno spazio sconfinato, i suoi soggetti si celano dietro “manichini” o uomini senza identità e figure di donna, ma vanno oltre l'aspetto puramente figurativo; ella non fotografa oggetti, ma rappresenta meccanismi, azioni e reazioni, modi di essere e di apparire; il “manichino” reca in sé il concetto della materialità, della natura fragile e cedevole di ogni individuo; al contempo, le figure femminili si fanno messaggere della verità, custodi del segreto della Vita e dell’Universo.
Le sue opere sembrano condurci, dunque, in una dimensione “onirica” in cui la realtà si fonde con il sogno, ed in cui le leggi della fisica mutano e le dimensioni si trasformano.
La sua indagine si sofferma, in sintesi, sulla persistente lotta tra le impetuose energie antagoniste che dominano la natura umana, esaminando lo stato di tensione che governa ogni Uomo, in costante ricerca di un equilibrio che non potrà mai essere raggiunto, se non dopo l’eterno ritorno in un tempo immobile ed infinito.